domenica 23 marzo 2014

Rock Stories: Deep Purple


I Deep Purple sono un’importante, fondamentalmente hard rock, band britannica. 


Tra i primi a portare di fronte al pubblico di massa del Rock un virtuosismo ed una capacità e pulizia tecniche che, se oggi sono solo di maniera, a suo tempo hanno rappresentato una delle più importanti evoluzioni nella storia della musica. 

Alla genialità e all’abilità tecnica dei Deep Purple si deve infatti l’unione di approccio e sonorità classiche al tempo e al ritmo tipici del Blues e del Rock and Roll.


Nel maggio del 1965, una band di nome Episode Six attirò l’attenzione del pubblico nella scena del rock inglese. 

La formazione comprendeva Ian Gillan alla voce, Graham Dimmock e Tony Lander alla chitarra, Roger Glover al basso, Sheila Dimmock alle tastiere e Harvey Shields alla batteria.
Due anni più tardi, nacque un’altra band, i The Flowerpot Men and their Garden.
Nel Febbraio del 1968 dopo...
...un incontro avvenuto tra Blackmore e Lord durante una festa, prese forma il progetto per un nuovo gruppo i Roundabout, che comprendeva Ritchie Blackmore alla chitarra, Jon Lord all’organo Hammond, Chris Curtis alla voce, Bobby Woodman alla batteria e Nick Simper al basso.

Nel Marzo del 1968 Blackmore, Lord e Simper lasciarono da parte il progetto Roundabout, formando una nuova band con il cantante Rod Evans e il batterista Ian Paice. 

Dovevano solo scegliere il nome della band… decisero per un nome composto da due parole come andava di moda all’epoca… alla fine Blackmore propose Deep Purple pensando alla canzone “Deep Purple” del disco omonimo di Nino Tempo e April Stevens visto che era uno dei brani preferiti di sua nonna. 

Nell’ottobre del 1968 il gruppo ebbe un enorme successo negli Stati Uniti con il singolo Hush, cover di un brano di Joe South, e con l’album di debutto, Shades of Deep Purple. 

Seguirono, nel 1969, due album di non altrettanto successo: The Book of Taliesyn e Deep Purple; quest’ultimo comprendeva alcuni brani incisi con un’orchestra sinfonica. 

Dopo questi primi tre album e un lungo tour negli Stati Uniti, l’arrivo di Ian Gillan alla voce (in sostituzione di Evans) e di Roger Glover al basso (al posto di Simper) diede luogo alla “formazione classica” dei Deep Purple. 

Il primo lavoro di questa nuova formazione fu il memorabile album Concerto for Group and Orchestra, un movimento in tre parti composto da Lord e inciso con la Royal Philharmonic Orchestra diretta da Malcolm Arnold. 

Questo album viene generalmente ricordato come il primo caso di efficace collaborazione fra un gruppo rock e un’orchestra.

La stessa formazione incise nel 1987 The House of Blue Light, che vendette meno, e poi il doppio album Nobody’s Perfect (1988). 

Nel Regno Unito, per celebrare il ventennale della band, fu anche pubblicata una nuova versione del brano Hush, che si trova in alcune versioni di Nobody’s Perfect come “bonus track”. 

Nel 1989, Ian Gillan e Ritchie Blackmore ebbero dei dissapori, a causa dei quali il primo abbandonò nuovamente il gruppo, sostituito dall’ex cantante dei Rainbow Joe Lynn Turner. 

Questa formazione incise un unico album, Slaves & Masters (1990) di poco successo.

La band continuò ad avere successo per il resto degli anni novanta, incidendo alcuni album accolti con favore dalla critica. 

Purpendicular nel 1996 fu il primo album della nuova formazione ed ebbe un buon meritato successo anche grazie ai singoli. In seguito a questo album fu registrato il Live at Olympia sempre nel 1996. 

Due anni dopo fu la volta di Abandon, un album pieno di esperimenti musicali voluti dalla band che non ebbe il successo di Purpendicular. 

Il tour che seguì l’uscita di Abandon fu registrato nel 1999 e il live ha il nome di Total Abandon.
Nel 2002 Jon Lord (che insieme a Paice è l’unico membro dei Deep Purple a comparire in tutte le formazioni) annunciò che avrebbe abbandonato per dedicarsi ad alcuni progetti personali (specialmente musica d’orchestra) e che non voleva più suonare hard rock. 

Fu sostituito da Don Airey, un veterano delle tastiere hard rock, noto per aver suonato con Ozzy Osbourne, Rainbow e Whitesnake e che, nel 2001, aveva già rimpiazzato Lord (bloccato dai postumi di un intervento al ginocchio). 

Con Airey i Deep Purple incisero prima l’apprezzato Bananas, nel 2003, e quindi, nel 2005, Rapture of the Deep, l’album che, 37 anni dopo la nascita della band, ne costituisce un più che dignitoso manifesto sonoro; probabilmente il più completo, visto che gli altri album hanno sempre avuto ognuno caratteristiche proprie.

Su invito di Bob Geldof, il 2 luglio 2005 i Deep Purple parteciparono alla giornata Live 8, organizzata per chiedere al G8 la cancellazione del debito dei paesi africani, dimostrandosi uno dei gruppi più applauditi dell’intero evento sul palco di Barrie in Canada, davanti a un pubblico di oltre 35.000 persone.

Il gruppo era centrato su un trio di cantanti. Il nome era tratto dallo spettacolo per bambini The Flowerpot Men, con però un ovvio riferimento ai concetti del flower power e della cannabis (pot in inglese). 

La canzone di maggior successo del gruppo fu Let’s Go To San Francisco (alcuni sostengono che si trattasse di una parodia del brano If You’re Going to San Francisco di Scott McKenzie, ma il gruppo negò sempre la validità di questa voce). 

I membri del gruppo erano Tony Burrows, Neil Landon, Robin Shaw e Pete Nelson alla voce, Ged Stone alla chitarra, Nick Simper al basso, Jon Lord all’organo e Carol Little alla batteria.

Poco tempo dopo, la band sconvolse il mondo della musica creando una forma di rock molto “duro”, uno dei primi esempi di heavy metal della storia insieme ai primi lavori dei Black Sabbath. 


Ad innescare il cambiamento, come con grande eleganza riconoscono sia Jon Lord che Ritchie Blackmore, sarà l’avvento sulla scena di un’altra mitica formazione britannica: i Led Zeppelin. 

L’ascolto dei colleghi rappresenta per Lord e compagni una sorta di illuminazione: «Da quel momento decidemmo che quella era la musica che volevamo suonare anche noi» ricorda oggi Jon Lord. 

Risalgono ad allora infatti la sostituzione di Rod Evans con Ian Gillan, cantante dotato di ottima tecnica e di una delle voci più belle, potenti e caratteristiche del rock (moltissimi cantanti metal si ispirano chiaramente alla sua tecnica vocale da Bruce Dickinson, passando per Geoff Tate e arrivando a Michael Kiske) e la “trasformazione” da parte di Jon Lord del suo organo Hammond nella cosiddetta “Bestia”. 

Perché infatti il sound dei Deep Purple assumesse le caratteristiche che poi sarebbero diventate quelle tipiche della musica heavy metal, si era resa necessario il suono di una chitarra ritmica aggiuntiva che svolgesse funzione di accompagnamento agli assoli di Ritchie Blackmore; 

Invece di includere un nuovo membro del gruppo, Jon Lord (musicista di formazione classica, diplomato al conservatorio e dotato di straordinario talento) ebbe un’intuizione geniale: collegò l’organo Hammond ad un amplificatore per chitarra elettrica Marshall. 

Il suono che ne risultò fu ancora migliore di quello che avrebbe fornito una chitarra e diede al sound dei Deep Purple una sfumatura molto caratteristica. 

Fu da questo momento in poi che i Deep Purple si affermarono come uno dei gruppi più importanti e famose della scena internazionale, pubblicando una sequenza di album che sarebbero diventati celeberrimi e avrebbero influito in modo profondo e indelebile su tutta la musica rock prodotta da allora in poi. 

Deep Purple in Rock uscito nel 1970 fu il primo lavoro di sperimentazione di questo nuovo genere a cui i Deep Purple stavano dando vita: è uno degli album più duri in assoluto sia in fatto di sound che in fatto di musica. 

Ebbe un successo enorme e il gruppo dovette affrontare tour mondiali non indifferenti ma nonostante ciò furono in grado di preparare il prossimo album che sarebbe uscito nel 1971. 

Il risultato fu diverso dalle aspettative del pubblico e il titolo dell’album è Fireball in cui il gruppo si cimenta in esperimenti rock blues (ad esempio la seconda traccia No No No e la terza Demon’s Eye) e country (esempio la quarta traccia Anyone’s Daughter). 

Nonostante la qualità delle canzoni sia rimasta ad alti livelli, l’album vendette meno del precedente. 

Occorreva però un album che li consacrasse come una band hard rock memorabile: Machine Head del 1972 (che includeva il loro brano in assoluto più famoso, Smoke on the Water, ispirato all’incendio del Casino di Montreux che distrusse l’intera strumentazione di Frank Zappa e i The Mothers of Invention). 

Quest’album fu registrato all’interno di un albergo di Montreux con lo scopo di ottenere un nuovo ed innovativo sound. Il risultato fu straordinario sotto il punto di vista delle vendite. 

Ai tre album (dei Deep Purple) in studio si aggiunse il live probabilmente più famoso dei generi hard rock e heavy metal, il doppio Made in Japan, album dalla qualità artistica eccelsa e vera pietra miliare della storia del rock.


La formazione classica produsse successivamente l’album Who Do We Think We Are nel (1973), seguito dall’abbandono di Ian Gillan e Roger Glover per volere di Ritchie Blackmore. 

Trovare dei degni sostituti non era certo facile e per questo molti bassisti e molti cantanti parteciparono alle audizioni. 
La scelta del bassista ricadde su Glenn Hughes che dimostrò anche le sue straordinarie doti vocali. 

In un primo momento si pensò di ridurre i Deep Purple ad un quartetto con Glenn Hughes dal duplice ruolo: bassista e cantante. Però, per non rovinare l’immagine del gruppo si pensò di cercare anche un cantante. 

Le audizioni non diedero alcun risultato dal momento che non c’era nessuno in grado di sostituire degnamente Ian Gillan finché Ian Paice, per puro caso, capitò in un pub ed ascoltò l’allora sconosciuto David Coverdale che stava cantando con la sua band. 

Rimasto colpito dalle capacità vocali di David Coverdale, Ian Paice gli propose di partecipare alle audizioni e venne scelto. Con questa formazione fu inciso nel 1974 un altro disco di grande successo, Burn. 

L’influenza di David Coverdale e di Glenn Hughes portò elementi funky, rhythm’n’blues e soul al sound heavy metal del gruppo, e queste nuove sonorità sono ancora più evidenti nel successivo Stormbringer del 1974. 

Blackmore però non era soddisfatto di questi mutamenti, e dopo l’uscita del live Made in Europe (dal tour di Stormbringer), abbandonò il gruppo il giorno dopo la data di Parigi del tour mondiale, precisamente il 7 aprile 1975 per fondare i Rainbow con Ronnie James Dio.

Con l’abbandono di Blackmore, membro fondatore del gruppo e indiscusso maestro della chitarra hard rock, i Deep Purple si trovarono a dover colmare un enorme vuoto. 

La scelta cadde sul talentuoso Tommy Bolin, che si era affermato come chitarrista innovativo e fantasioso con gruppi come Zephyr e James Gang e artisti come Billy Cobham. 

Nonostante queste ottime credenziali di Bolin, l’album Come Taste the Band del 1975 non ebbe il successo sperato, e Bolin stesso fu addirittura oggetto di una ostilità piuttosto esplicita da parte di molti fan di lunga data. La sua dipendenza da eroina non migliorava le cose. 

Accadde che durante un fitto tour mondiale con i Deep Purple, in un’apparizione in Giappone, Tommy Bolin si procurasse una semi paralisi del braccio sinistro a causa di un buco di eroina riuscito male, e gli spettacoli susseguenti venissero portati avanti dalla band con grave difficoltà ed imbarazzo fino al momento in cui il cantante David Coverdale furibondo lasciò il palco nel bel mezzo del concerto di Liverpool. 

Quella fu la fine e la separazione dei Deep Purple. Pochi mesi dopo Bolin morì di overdose.

Successivamente, la maggior parte degli ex Deep Purple ebbero discreti successi in altre formazioni come per i Rainbow di Ritchie Blackmore nei quale figurò successivamente anche Roger Glover; due progetti solisti per il cantante Ian Gillan: la Ian Gillan Band, sciolta la quale formò i Gillan, ed una partecipazione per i Black Sabbath nell’album Born Again; 

Glenn Hughes che proseguì per la carriera solista (non prima di tentare di formare un gruppo con Tommy Bolin, tentativo fallito per la morte di quest’ultimo); e da notare soprattutto gli Whitesnake ove figuravano il fondatore David Coverdale, Roger Glover (che poi lasciò il gruppo per i Rainbow di Ritchie Blackmore) ( in realtà Roger Glover non ha mai suonato nel gruppo dei Whitesnake, ma ha partecipato a due progetti solisti di David Coverdale nel 1977 e nel 1978 suonando l’ARP 2600 e percussioni nei due album David Coverdale’s Whitesnake e Snakebite), e successivamente Ian Paice e Jon Lord, tanto che vennero soprannominati i “nuovi Deep Purple”; resistendo alle numerose pressioni da parte di case discografiche e agenti, che rivolevano il fenomeno Deep Purple (alla fine degli anni settanta il mercato dell’hard rock e dell’heavy metal stava vivendo un momento di sviluppo esponenziale).

Nell’aprile del 1984 i Deep Purple tornarono finalmente a riunirsi. 

Durante la trasmissione The Friday Rock Show della radio della BBC, fu annunciato che la seconda formazione del periodo classico del gruppo (Blackmore, Gillan, Glover, Lord e Paice) aveva iniziato a produrre nuovo materiale. Il gruppo firmò un contratto con la Polydor per l’Europa e con la Mercury per il Nordamerica. 

L’album Perfect Strangers fu pubblicato in ottobre e ne seguì un tour mondiale, che partì dalla Nuova Zelanda e terminò in Europa. Fu un enorme successo. 

Il loro rientro nel Regno Unito fu timido, con un singolo show (col supporto degli Scorpions); le condizioni atmosferiche terribili non impedirono a 80.000 fan di comparire a salutare questo memorabile ritorno.

Al termine del tour di Slaves & Masters, Glover, Lord e Paice rivollero indietro Gillan alla voce, e Blackmore acconsentì. 


Ancora una volta nella loro formazione classica, i Deep Purple incisero nel 1993 The Battle Rages on… Il conflitto fra Gillan e Blackmore però non era stato risolto, e questa volta fu Blackmore ad abbandonare, definitivamente. 

La band lo sostituì con Joe Satriani per le ultime date del tour in Giappone ed un successivo tour europeo. A Satriani fu chiesto di rimanere con la band, ma rifiutò. 

Fra i chitarristi a cui i Deep Purple concessero un’audizione, la scelta cadde su Steve Morse dei Dixie Dregs.


Nonostante siano spesso ricordati come pionieri dell’heavy metal, i Deep Purple non hanno mai performato questo sottogenere ma ne sono fuori di dubbio gli antesignani al pari di altri gruppi hard rock. 


Il gruppo ha cambiato spesso stile con le diverse formazioni, con il virtuosismo tecnico applicato all’hard rock come principale caratteristica permanente. 

L’influenza della musica classica (specialmente nei contributi di Lord) è piuttosto evidente; diversi lavori hanno anche elementi jazz, rhythm’n’blues e soul. 

Per la loro notevole creatività e capacità di innovazione sul piano musicale, e per l’evidente aspirazione a creare art rock (rock artistico), i Deep Purple sono anche talvolta classificati nel rock progressivo assieme a gruppi come Yes o Genesis. 


I Deep Purple hanno mantenuto intatte le loro caratteristiche di formazione rock alla ricerca della musica e dell’improvvisazione nelle innumerevoli esibizioni dal vivo. Il gruppo ha infatti pubblicato più dischi ufficiali live che in studio.

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